Buddha’s brain

137062187-430x322

Con questo titolo molto particolare è uscito un libro scritto a quattro mani da un neuropsicologo e da un neuroscienziato. Di esotico c’è, però, solo il titolo, il resto è un appassionante viaggio guidato nei rapporti tra neuroscienza, psicoterapia e tradizione spirituale della scuola buddhista Theravada. Il libro parla dei rapporti tra mente e cervello ma, sopratutto, della possibilità di allenare il nostro cervello al benessere. Il cervello è plastico, è in grado di apprendere nuove abilità, di imparare nuove strade. E tra le pratiche che possono aiutare il nostro cervello c’è la meditazione. Avere consapevolezza che la meditazione agisce modificando aree cerebrali responsabili dell’umore e della cognizione può rafforzare la fiducia nella possibilità di cambiamento. Di questo aveva parlato anche Richard Davidson nel suo libro “La vita emotiva del cervello”. Davidson ad Harvard condusse su un gruppo di monaci una ricerca sugli effetti della meditazione insieme a Dan Goleman e scoprì che questa è in grado di creare “mindfulness” e cioè “riplasma le abitudini della mente sfruttando la plasticità delle connessioni cerebrali, creandone di nuove, rinforzando alcune di quelle già esistenti”.Ed anche Shawn Anchor nel suo libro “Il vantaggio della felicità” tra le pratiche per raggiungere uno stato di benessere, parla della meditazione perchè sviluppa la corteccia prefrontale sinistra, la parte del cervello responsabile più di altre della sensazione di felicità. Basterebbero 5 minuti al giorno, concentrandoci sul nostro respiro, per riprogrammare il nostro cervello e innalzare il livello di felicità.